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Oggi lavoro a scuola, a contatto con i ragazzi, per loro cerco di essere una guida, un'amica, una buona consigliera nei momenti difficili dell'età adolescenziale, li tratto con quella dolcezza e quel rispetto che io non ho mai ricevuto dalle mie educatrici in istituto.

Sono mamma di quattro meravigliosi figli, che amo, perchè sono la mia vita. A loro, cerco di dare tutto l'amore, l'affetto e il calore umano che a me sono stati negati.

Sono anche nonna di un dolcissimo bimbo che adoro.

Sono insomma Emma, una donna come tante, che oggi vive la sua vita giorno dopo giorno a testa alta, senza avere più paura del "silenzio".

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Emma a 13 anni in collegio

By Ennio Morricone

Biografia

Emma La Spina

Scrittrice Siciliana

Sono nata nel 1960 in Sicilia,

a Catania, dove ancora oggi vivo.

La mia difficile infanzia fatta

di privazioni è narrata nel mio

primo libro autobiografico

"Il suono di mille silenzi"

pubblicato ad aprile 2009

dalla Casa Editrice PIEMME.

Da aprile 2010 la mia storia continua,

rivivendo nelle pagine del mio

secondo libro autobiografico... il seguito,

"Mille volte niente".

Emma bambina.

Com'era Emma da bambina? Una descrizione, colta da testimonianze di chi l'ha vista da piccola è la seguente: bionda, occhi verdi, piuttosto piccola di statura, colorito pallido, magra.

I capelli ricci erano tagliati cortissimi, (con il sistema della ciotola). Labbra ben disegnate, ma piuttosto piccole.

La sua espressione: attonita di fronte ad un mondo sconosciuto, ha difficoltà nel capire il mondo circostante e non riesce ad adeguarsi.

Pian piano, crescendo, crede di capire. I suoi occhi sono furbetti, ma ingenui. Contrasta l'ingenuità della bimba che crede di essere furba e la freddezza spietata delle suore. Sul volto della bimba si dipinge la paura all'avvicinarsi delle suore. Vivacità repressa.

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Paura, paura, paura, anche da sola la piccola ha sempre paura. E' sempre in attesa di eventi terribili: di punizioni spropositate e improvvise. Teme continuamente di avere commesso infrazioni senza essersene resa conto. Si guarda sempre intorno temendo la presenza del diavolo. Sobbalza continuamente anche per piccoli rumori. Teme il buio, non dorme mai bene per timore che il diavolo appaia all'improvviso. Ha paura anche della propria ombra. E' divorata dall'ansia: arrotola il lenzuolo e succhia il dito indice della mano destra. Questo succede sempre, continuamente.

Reagisce alle violenze e alle ingiustizie infrangendo le regole: non mangia, si strappa il vestito, ben sapendo che ne subirà le conseguenze. Il suo intento è quello di far notare a tutti che è vittima di maltrattamenti e ingiustizie, ma a chi? Alle suore sue aguzzine? Alle compagne vittime come lei? Testarda, pensa che qualcuno noterà le terribili ingiustizie a cui è sottoposta. Forse quel qualcuno è Dio, anche se non ne ha chiaramente la coscienza?

L'ammirazione per la sorella Clotilde e la sofferenza per i suoi rifiuti è tale che odia tutte le bambine che le stanno intorno. Questo atteggiamento non consente alle altre di avvicinarla e rimane sola. Ma Emma ha bisogno degli altri e ne soffre. Si isola e si chiude nel suo silenzio.

A undici anni Emma frequenta una scuola aperta anche alle bambine non appartenenti al collegio. Si rende conto così della sua condizione umana. Si aggiunge nuova sofferenza. Fino a quel momento non aveva preso coscienza del suo aspetto esteriore. Viveva in un mondo in cui tutte erano uguali: stessa trascuratezza nel vestire, stesso taglio di capelli, stessa sporcizia e conseguente odore.

Adesso vede l'aspetto ed il comportamento delle "esterne" e sente vergogna della sua condizione. Si aggiunge un nuovo "complesso". E' vergogna ed è invidia. Sempre preda della fame, non riesce a resistere al buon odore delle merendine delle compagna. L'intervallo della ricreazione lo passa in bagno succhiandosi il dito. Il suo complesso non le permette di crearsi amicizie.

Il rapporto con la sorella, (se rapporto si può chiamare), è ammirazione e gelosia. Ammira Clotilde perchè diventa popolare anche fra le fortunate compagne esterne, ed è gelosa perchè respinta proprio da colei da cui è fortemente attratta.

Lancia al mondo richieste di aiuto, vuole fortemente cambiare la sua condizione, è una persona succube, vinta, schiacciata. Con l'aiuto del suo insegnante di Latino, che capisce la situazione e le regale dei libri, primeggia a scuola. Il più pressante grido di aiuto, mai raccolto dalle ottuse persone che le stavano intorno (le suore prima e i luminari della medicina dopo), fu il fingersi muta.

La sua condizione psichica peggiora sempre di più fino al tentato suicidio. Questa volta non è una richiesta di aiuto, ma proprio il desiderio di morire.

Emma cresce, a tredici anni diviene una ragazzina bionda, snella, dalla carnagione chiara, gli occhi verdi. Il suo atteggiamento è ancora infantile. Non cura il suo aspetto. E' timida fino all'inverosimile.

Adesso gode di una maggiore libertà. Va a scuola da sola affrontando il mondo esterno. Gioia per la novità e paura per le incognite di ogni giorno. Il terrore dei cani, a causa della "stanza del cane", è una costante nella sua vita e lo sarà sempre. A tredici anni è derisa per l'abito, l'unico che possiede, quasi sempre bagnato. Soffre ancora per la fame e psicologicamente per le grandi differenze con le compagna di scuola, quelle "esterne". Man mano che cresce reagisce e comincia a capire la vita. Diventa "furba", vincendo la sua naturale ritrosia.

All'età di quindici anni, frequentando la scuola superiore, acquisisce come novità tutto ciò che invece gli altri conoscono già dagli anni della loro fanciullezza. Scalpita, freme, è velocissima a capire subito le situazioni e farle sue. Diventa una vera e propria macchina per acquisizione di fatti e nozioni.

Nei riguardi del sesso rimane sempre infantile. Non riesce infatti a capire l'eccitazione di Clotilde con le compagne agli appuntamenti con gli uomini. La sua reazione è quella del pianto e del rinchiudersi in se stessa. Desidera farsi notare dalle compagne di scuola e per questo inventa le più svariate marachelle. Si applica comunque moltissimo allo studio ottenendo buoni risultati.

Vive alla giornata, non pensa al futuro, subisce i maltrattamenti, i tentativi di violenza e gli atteggiamenti abominevoli da parte dei "signori" suoi datori di lavoro, durante l'estate, senza reazioni eclatanti. (L'esperienza della prima volta in cui è stata oggetto di un tentativo di violenza le ha lasciato il segno).

Nei riguardi della sorella Clotilde è piagnucolosa e attaccaticcia. Ha ancora il terrore di paventate punizioni da parte del diavolo, l'odio verso un Dio cattivo che non la protegge. La notte però cerca conforto nelle preghiere insegnatele dalle suore.

Spinta da un grande bisogno interiore, oggi, a quarantanove anni, ho scritto un libro: "Il suono di mille silenzi", un viaggio difficile tra verità e denuncia che narra le vicende della piccola Emma abbandonata in un orfanotrofio. E' un libro autobiografico, lo stile è semplice e sommesso perchè sento ancora di essere una delle mille bambine dell'istituto.

Gli episodi della mia vita e delle mie compagne sono di per se una denuncia sociale. Vorrei vederlo poeticamente come una lotta contro le avversità. E' il racconto della costruzione, a volte lenta, a volte precipitosa, della psiche di una giovane vita cresciuta sola in un ambiente alieno ed ostile, che deve, da subito, contare soltanto su se stessa. Un cucciolo che deve sopravvivere alle leggi crudeli della foresta.

Ma non è solo questo. "Il suono di mille silenzi" è molto altro, vorrei che tutti ci guardassimo intorno per vedere le sofferenze a noi vicine, senza bisogno di andare a migliaia chilometri di distanza. La società non è quella di facciata, vicino a noi, senza che ce ne rendiamo conto, molta gente soffre, prevaricata e violentata, chiudendosi nel proprio "silenzio"!

                                                                       Avanti 

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Sotto puoi ammirare la mia stupenda città barocca, Catania.

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Emma.

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