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"Il suono di mille silenzi"

                            di Emma La Spina.

"Ho scritto spinta da un autentico bisogno interiore. Le mie vicende e quelle delle mie compagne di sventura, sembrerebbero accadute in un passato lontanissimo, oppure in paesi remoti e imperscrutabili, e invece non è così.

Possono sembrare invenzioni, eppure è tutto terribilmente vero.

Ho cambiato i nomi dei personaggi, quasi tutti ancora viventi. Solo il mio nome non ho cambiato, il nome che mi fu imposto.

Quel nome è la bandiera della mia sofferenza e della mia riscossa.

Ho scritto tutto questo per spalancare porte per troppo tempo rimaste chiuse, per illuminare camere buie, per far crollare muri cementati con l'indifferenza e l'ipocrisia.

Ma soprattutto, ho scritto tutto questo perchè non sono mai riuscita ad urlarlo prima.

Sono una delle mille bambine in silenzio nelle grandi stanze di un istituto."

E' il racconto della costruzione a volte lenta, a volte precipitosa, della psiche di una giovane vita cresciuta da sola in un ambiente alieno ed ostile, che deve da subito contare soltanto su se stessa.

Un cucciolo che deve sopravvivere alle leggi crudeli della foresta senza la forza vitale della madre.

Il ricordo di quegli anni non mi abbandona e la notte  i sogni mi riportano a quel periodo nero. Mi opprimono, mi assillano, perchè non si può rimuovere una parte della propria vita che ha segnato così profondamente. Le ferite si rimarginano, ma le cicatrici rimangono ed il mio cuore è pieno di cicatrici.

Ho la consapevolezza che ciò che ho vissuto non rappresenta un fatto unico, ma è stato condiviso da moltissime altre persone. Mi piacerebbe che costoro potessero finalmente mostrare alla luce del sole ciò che invece tendono a nascondere per naturale ritrosia o vergogna.

Il mio sommesso narrare vuole essere un atto di accusa contro questa società miope, che lenisce i rimorsi e i sensi di colpa con splendide, ma inapplicate, leggi e con l'aiuto portato a migliaia di chilometri di distanza, nella ipocrita convinzione che qui vada tutto bene.

La società non è quella di facciata, vicino a noi, senza che ce ne rendiamo conto, molta gente soffre, prevaricata e violentata.

Il mondo in cui mi muoverò sarà attraversato da dubbi, interrogativi, paure ed incertezze e conterrà la mia tragedia, la consapevolezza della mia solitudine e dell'essere in balia degli eventi.

Mi sostiene la speranza di riunire e mettere in comunicazione il mondo sotterraneo degli abusi e quello della trasparenza e del rispetto.

 

Sono Emma La Spina

ho quarantanove anni

vivo in Sicilia

e questa è la mia storia.

 

 Sua madre - una donna fredda e dura, che lei ha visto solo in rare occasioni - ha partorito e abbandonato undici figli.

Emma è la decima.

Trascorre la sua infanzia in collegio, un luogo di deprivazione e di autentico terrore. La vita delle bambine è completamente contingentata e del tutto priva d'amore, di un qualsiasi gesto d'affetto.

 

Alle punizioni corporali si aggiungono più sottili tormenti e vessazioni psicologiche.

Nell'istituto - i famigerati "collegi" menzionati per creare spauracchio a generazioni di bambini - le bambine non hanno alcun contatto con l'esterno.

      Sono mille silenzi.

                                                  Una memoir che commuove,

                                                   indigna e colpisce al cuore.

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Le suore che "popolano"

la vita di Emma sono

anch'esse vittime. Frustrate nel loro essere donne, subiscono la violenza della natura che rifiuta la loro rinuncia alla femminilità. Per una strana, perversa reazione psichica, le bambine loro affidate, che anelano affetti, anzichè costruire un valido surrogato al loro bisogno di maternità, diventano oggetto delle più terribili vessazioni. Il rifiuto della maternità si traduce nel rifiuto delle bambine. La pesante imposizione della regola dell'ubbidienza viene sfogata sulle piu deboli. Il tempo non lenisce i problemi, li acuisce. le bambine diventano adolescenti, giovani donne. La gioventù che sboccia nelle loro "protette", provoca violente reazioni, una gelosia incontenibile che sfocia in vero e proprio odio. Le risatine innocenti, i "segreti" confidati, gli atteggiamenti di femminilità in boccio, caratteristiche proprie della gioventù presenti anche in povere ragazze colpite duramente dalla sorte sono, per le suore, insopportabili. Da ciò le incredibili violenze riversate sulle ragazze. Se le suore facevano paura, la "Madre superiora" ancora di più. L'atteggiamento dominante, distaccato, freddo, impassibile. Riceveva le sue piccole vittime sempre in piedi, attorniata da una corte di suore sempre consenzienti. Godeva di rispetto come un boss, tutti la temevano, non alzava mai la voce, non mostrava mai ira o nervosismo, sempre composta. Ascoltava tranquilla il resoconto della suora e poi ordinava la punizione: "la stanza del cane " oppure " in ginocchio davanti al cibo per tre giorni e poi in bagno con la forza". Diceva ciò con la massima freddezza e poi andava via portando con se lo stuolo delle ancelle ossequianti.

"Benedetto chi ti porta, maledetto chi ti manda!"

Documento verità sull'assistenza all'infanzia abbandonata a Catania, rilasciato dall'Archivio Storico del Comune di Catania.

Doculento sull'assistenza all'infanzia abbandonata a Catania.

By Ennio Morricone

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Album della Presentazione

" Avrai pensieri che non potrai bandire

visioni che mai più svaniranno

che mai più da te saran disgiunte

come le gocce di rugiada dall'erba"

Edgar Allan Poe

"Così ci tennero chiusi, fino quasi a mezzogiorno,

poi suonarono la campana

con le chiavi tintinnanti

aprirono le celle in ascolto e

ognuno uscì dal suo inferno isolato..."


Oscar Wilde